Concorso Internazionale di idee per la riconfigurazione spaziale della Cattedrale del Castello Aragonese di Ischia, 2009

  Ischia  

con Dino Mongelli, Vito Lomoro


Concorso Ischia

Il primo obiettivo posto dal Concorso, da quando non è più così semplice e naturale ricostruire una chiesa, deve in ogni caso servire a colmare la lacuna nella sequenza volumetrica che dal Castello si concludeva proprio nella Cattedrale. Oggi la percezione del rudere nella visione d’insieme appare confusa e sfocata, il vuoto non lascia intuire la figura mancante: il problema della riconfigurazione della Cattedrale è diventato soprattutto questo. Ma se non è più possibile o necessario colmare la lacuna ricostruendo quello che facilmente potremmo desumere dalle strutture murarie e dai documenti storici disponibili, bisognerà quindi intervenire per renderne decisi i contorni, darne il giusto rilievo e la dovuta evidenza, in modo da  renderla riconoscibile e intellegibile.
Gli interventi proposti, separati e distinti, sono sostanzialmente tre. Il primo, inteso a circoscrivere la lacuna all’invaso della chiesa, prevede la ricostruzione volumetrica dei due vani voltati in aderenza al campanile (ipotesi da dettagliare solo conoscendo il programma del restauro in corso, per cui la limitiamo alla ricostruzione della parete esterna). Il secondo, inteso a far riemergere la sezione della chiesa con la tripartizione delle navate, prevede di alzare le pareti laterali della navata centrale fino all’altezza del transetto (naturalmente due pareti di vetro strutturale evidenziate dalla luce nella visione notturna), ipotesi semplice nella parete a sinistra per la continuità delle tre arcate, più complessa per l’altra che impone un progetto. La soluzione è una struttura di acciaio che non si sovrappone alle tracce di quella antica, allargata al modulo della prima crociera per coprire la scala di discesa alla cripta. Il terzo, infine, inteso a costruire il fuoco visivo che manca nell’attuale percezione del rudere, in sostituzione evidentemente dell’emergenza della cupola, è un canestro trasparente di vetro che chiude fino all’impluvio l’anello della cupola mancante, senza cancellare il fascino del vuoto sotto il cielo e valorizzandolo in un invaso luminoso (la cui intensità può variare predisponendo un opportuno progetto di illuminazione), fuoco prospettico di una chiesa spogliata, ridotta all’essenzialità della sezione, ma capace di lanciare il segnale che manca nella percezione d’insieme. La chiusura del vuoto fino a terra è anche evidentemente la soluzione più efficace per la protezione dell’intera struttura architettonica superstite.
Altro obiettivo del Concorso è la infrastrutturazione delle nuove funzioni acquisite (esposizioni e soprattutto concerti), esaltate dal fascino del rudere aperto sul panorama. Per esaltare la funzione concertistica bisogna quindi confermare la posizione di ascolto verso il panorama, dove  il vuoto del rudere rende l’esperienza naturale e indimenticabile. Ma per potenziare la funzione è necessario predisporre una struttura per il palco dell’orchestra senza compromettere l’invaso esterno. Un cavalletto mobile, costituito da due forcelle di acciaio sagomato, si posiziona, in funzione, come prosecuzione del piano della navata centrale, completato da una cassa di risonanza smontabile, costruita da un guscio trasparente che non oscura la visione del paesaggio; in posizione di attesa le due forcelle ruotano simmetricamente, l’una lungo le breve gradonata che immette al percorso inferiore e l’altra su una mensola a sbalzo dalla scarpa di sostegno.  In questa posizione le due forcelle vengono assorbite nell’insieme essenzialmente come due sculture di acciaio; in funzione, il palco dell’orchestra, montato e chiuso dal guscio, è un’abside trasparente che completa il ribaltamento del rudere verso il paesaggio. La mobilità della struttura, opportuna per una funzione stagionale, non pregiudica la continuità dei percorsi in occasione delle feste e dei riti religiosi.
La reversibilità degli interventi, un altro dei criteri che il Bando giustamente sottolinea, è assicurata dalla successione e dalla separazione di questi proposti, criterio non subìto come un limite ma come una opportunità per il progetto moderno.

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