Premio Tercas Architettura per la progettazione sull’area di Villa Clemente a Roseto degli Abruzzi, Teramo, 1996-1997

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con Carlo Coppola
A. Ceso, P. Siniscalco

Tra la Nazionale e il Lungomare, separati dalla barriera della ferrovia, ovvia difficoltà da affrontare è ogni volta l’attraversamento. E’ a questo lampante problema che certo si allude quando tra gli scopi del concorso viene sottolineata la necessità di un esempio di riferimento per l’intero tessuto urbano. Tecnicamente la soluzione è già stata trovata con l’attuale sottopasso: allora la proposta - una proposta capace di inserirsi nella  situazione esistente - trova spunto, non tanto dall’eccezionalità delle funzioni da insediare (sala del Consiglio Comunale e sala polivalente da 600 posti), quanto dalla presenza di quel sottopasso che rende il lotto, indifferente nella serie lineare della strada, importante e strategico nell’organizzazione urbana. Ma se è l’attraversamento che, ampliando il ruolo dell’ area, ha motivato la scelta urbanistica, è evidente che la soluzione progettuale deve innanzitutto orientarsi su questo versante, accantonando in una prima fase il problema di Villa Clemente. Partendo dalla Villa, infatti, non affronteremo mai il problema dell’ insieme, poiché, pur trasformata e ampliata in mostro bicefalo dalla più capace fantasia architettonica, non potrebbe cambiare la sua posizione nel lotto - defilata e arretrata - né quella del lotto sulla strada  - elemento di una serie - col risultato di una perdita di valore per le nuove funzioni. In questa ottica diventa invece utilissimo allargare la proposta all’area prospiciente destinata dal piano regolatore a parcheggi pubblici, abbinamento che avrebbe consentito un’intersezione sulla strada più accentuata al fine di marcare la presenza del percorso di attraversamento.
Assunto come principio direttore del progetto, la forma e la dimensione del percorso detterà la forma e lo sviluppo della sala polivalente ( percezione ravvicinata e tangente su un solo lato, definizione volumetrica non unitaria, meglio per parti definite e isolate, inserimento di spazi e funzioni non previsti ma scoperti lungo il percorso, insomma la logica della successione spazio-temporale da anteporre all’unitarietà dell’organismo definito prospetticamente),  marcando la distanza e l’ autonomia dalla Villa. Questa separazione consente peraltro una decisione sulla Villa, da destinare a sede del Consiglio Comunale, non disturbata dalla cogestione funzionale e attenta esclusivamente al valore e al significato dell’ impianto, dove è già contenuta ogni ipotesi di trasformazione. Alla fine la relazione di insieme, tra la Villa e la sala e il verde pubblico, apparirà naturalmente, senza forzature meccaniche.

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