Concorso di progettazione per una nuova sede I.U.A.V. nell’area dei Magazzini Frigoriferi a San Basilio, Venezia, 1998

  Venezia

con Dino Mongelli
A. Addamiani, G. Ciullo

Il progetto urbanistico
Pur confermando il carattere di grande spazio libero che il Piano ha riconosciuto nel settore, è tuttavia necessario definire meglio le relazioni e le differenze tra le parti. In generale, quando la trasformazione è avvenuta accostando il nuovo settore a quello antico, è da accettare positivamente (da questo punto di vista anche la Stazione Marittima risulta accostata alla riva di San Basilio); viceversa, quando non marca la soluzione di continuità, risulta fatalmente un’alterazione. La proposta individua quindi una serie di interventi puntuali intesi a costruire, in forma esplicita o solamente implicita, la linea di demarcazione tra i due sistemi che si fronteggiano; rinvia poi alla soluzione architettonica i problemi consolidati negli interstizi dove le parti coesistono.

 
   
 
   

1) Nel paesaggio della città industriale e portuale la banchina Di Ciò è l’ infrastruttura moderna che ha circoscritto la riva di San Basilio. Rimossi i binari e isolata la sede carrabile, non dovrebbe subire interventi mirati a trasformarla in un manufatto urbano. Resta un grande spazio libero, vuoto o animato e affollato secondo il ritmo degli avvenimenti.
2) La Stazione Marittima è una zattera, lunga centosessanta metri, accostata alla città. Per fissarne l’ estensione è opportuno incidere la banchina sulla testa e sulla coda del nastro, in modo da intuire la linea di demarcazione dell’acqua tra i due estremi. Il lotto triangolare residuo, abbassato alla quota dell’insula interna, diventa un giardino recintato che completa e consolida il fronte urbano.
3) La correzione del canale e il profondo arretramento dell’edificio della Guardia di Finanza rappresentano l’ avvio di una trasformazione a cui va dato senso compiuto. Considerata come episodio interno al corpo della città, è una evidente alterazione, sempre che non venga invertita l’ azione come avanzamento e accostamento dall’esterno - dal mare - della forma nuova a quella antica. L’isolamento sul canale del molo su cui prospetta il lungo edificio e l’ apertura della via d’acqua interna consentono proprio questo ribaltamento, risolvendo l’ intrusione nella relazione di distanza e vicinanza tra sistemi diversi.
4) Attraversato il rio di San Nicolò, aggirata la barriera della Guardia di Finanza, i percorsi si aprono lungo i Magazzini Ligabue e si dilatano sulla banchina: il diagramma degli spazi aperti scandisce quindi un ritmo che il progetto deve assecondare, ma stabilisce anche le linee di separazione tra le parti, dalla città fino al mare.
5) La città consolidata dovrebbe sempre essere marcata dal confine dell’ acqua. Il lungo e sottile interstizio tra il recinto della Guardia di Finanza e le case può diventare un suggestivo canale che dall’ampio molo scende lambendo la murata fino alla darsena della Stazione Marittima.
6) La demolizione del magazzino e del muro di cinta dell’attuale Facoltà è utile, tra l’ altro, a liberare la prospettiva del canale: la grande dimensione del Cotonificio si fronteggia con la varia scansione della città antica - e si anticipa cosi il ruolo che dovrà giocarvi il progetto del nuovo edificio.
7) Sul rio di San Nicolò il piccolo nucleo di edilizia superstite è essenziale a delimitare il lungo squarcio nella cortina causato dall’edificio della Guardia di Finanza. Non è negabile la suggestione con cui la quinta dei Magazzini Frigoriferi emerge sul canale, ma la sua demolizione offre la possibilità di prolungare la quinta edilizia a vantaggio del valore d’ insieme.
8) L’enigmatico incastro dei volumi dei Magazzini Frigoriferi nella camicia di forza del lotto rappresenta una suggestiva e forte eccezione nella morfologia del settore. La sostituzione tuttavia impone un intervento moderno in continuità con la successione seriale dei nuovi complessi che scandisce l’ intera banchina. Il sacrificio deve consentire soprattutto di estendere la permeabilità dell’ area, eliminare la barriera del lotto, completare il disegno dello spazio pubblico.

Il progetto dell’ edificio
Il programma funzionale può essere realizzato in due strutture equivalenti e autonome sviluppate sullo stesso modulo, corrispondente all’unità didattica (aula da 100 posti) o al sottomodulo (106 posti) in cui può essere diviso l’ auditorium. Si compongono simultaneamente due padiglioni generati da un modulo ottagonale di 111 mq, chiusi ai due piani superiori, dove vengono ospitate le attività specialistiche, vetrati al piano terra, data la permeabilità delle altre attività previste. Poiché l’unico tema imposto dall’analisi morfologica è il consolidamento della quinta edilizia sul canale interno, l’ ultima funzione prevista, la sede del dipartimento, si presta bene a costituire il brano di tessuto mancante. Tra le tre figure, quali emergono dalla singola e autonoma organizzazione, si sviluppano reazioni distinte. Mentre quella isolata, destinata all’ auditorium, esprime la centralità che racchiude, quella delle aule prolunga il modulo fino a intersecarsi sull’angolo del canale con la cortina (dalla metamorfosi riemerge la quinta chiusa che argina l’ attuale edificio). Nella giustapposizione prende forma una piazzetta triangolare con base aperta verso le fondamenta di San Nicolò (prolungate attraverso il portico della casa esistente) e sulla nuova darsena verso il percorso aperto alle spalle dei Magazzini Ligabue; il vertice è invece passante verso il nuovo ponte di collegamento con il Cotonificio. L’ intervallo tra le due ali, sempre dedotto dalla maglia del modulo, è un lungo corridoio che si conclude con una terrazza sull’ acqua. Dalla banchina la scansione dei due corpi trasversali riprende quella dei Magazzini Ligabue e cancella la divisione del lotto (ma la maglia, orientata sul Cotonificio, è leggermente ruotata). Poi la frattura tra la torsione degli ottagoni chiusi e aggettanti e la base trasparente sull’acqua  imprime un effetto dinamico e mutevole nell’inerzia del pettine, utile soprattutto a innestare la profonda prospettiva dal mare verso l’ interno, fino al campanile di San Nicolò. Il perimetro dell’ acqua, infine, funziona come limite del lotto, consentendo di separare l’ accessibilità e l’attraversamento del nuovo complesso, pur confermando la continuità del disegno degli spazi pubblici e dei percorsi, ma è anche il segno, negato e cancellato dalla trasformazione moderna, che il progetto intende recuperare. D’altra parte, il corpo chiuso e impermeabile dell’attuale complesso sembra evocare la forma dell’estremità dell’insula sul mare. Lo sviluppo dell’acqua sui bordi interni, la separazione dalla banchina e dai magazzini adiacenti, vogliono imprimere la stessa figura come morfologia ancora viva all’interno della trasformazione.

Venezia Venezia
Venezia
Venezia
Venezia Venezia