Complesso residenziale a Castel d’Argile (Bologna), 1999

 

 
 

con Roberto Fregna

Quattro moduli strutturali (circa m. 4x12) compongono un quadrato di sedici metri alzato per due piani; all’interno ne risulta una corte a doppia altezza, circoscritta da un ballatoio e attraversata da una scala, condensatore sociale per una utenza di giovani interessati a una casa minima a basso costo. L’ampio tetto a padiglione, sormontato dall’altana a copertura della corte, connota la tipologia come un “casone” tipico del paesaggio agricolo emiliano. La definizione del tipo architettonico è spinta fino alla simulazione – vedi il modulo destinato ai servizi, trattato come un tamponamento che simula la chiusura di un loggiato originario. Naturalmente il senso della proposta va riferito all’occasione, limitata al recupero della cubatura di piccole strutture agricole dismesse, ma nell’intenzione del progetto sarebbe stato anche esplicito il carattere di simultaneità  proprio del montaggio della cellula moderna, reso evidente dalla serie sfalsata delle aperture sui quattro fronti,  se non fosse stata assurdamente imposta la “simmetria del fronte principale”.