Recupero dell'edificio del Sacro Cuore a Pompei, 2007

 

 

con Carmine Maisto

 

Sullo zoccolo del breve rialzo detto il Colle di S. Bartolomeo… con la sua mole domina la città e tutta la pittoresca vallata del Sarno… Con la sua facciata leggermente ellittica viene a chiudere il piazzale che dà accesso agli Scavi, … costituendo così il caposaldo di congiunzione tra la nuova e la vecchia Pompei… A nord la facciata curvilinea del corpo centrale costituisce il prolungamento rettilineo dell’asse dell’esedra d’ingresso all’Anfiteatro Romano,… dal lato sud due corpi simmetrici si aprono a quinta verso il sole, avendo per testate la cappella e la palestra e nel centro un vasto cortile”.
Se confrontato con la monumentalità chiusa e rappresentativa dei modelli imperanti, la stampa dell’epoca (1942) è esplicita nel riconoscere il ruolo del  monumento moderno, dove il valore dell’inviluppo planimetrico non è solo figurativo e simbolico ma espressione di una inedita relazione urbana con l’antichità. Questa relazione dovrebbe trovare  oggi la sua autentica realizzazione nella decisione di trasformare lo straordinario “Ospizio per le figlie dei carcerati” progettato da Pasquale Amodio in un contenitore museale da destinare a grandi eventi, centro di informazione e di accoglienza tristica.
L’impianto, eliminando le divisioni  imposte dalle esigenze d’uso, si rivela come uno spazio continuo, quasi basilicale, una peculiare e eccezionale qualità architettonica che sarà esaltata dalla nuova funzione. A partire dal corpo centrale, dove si condensa il significato urbano espresso dalla concavità della quinta, reso ancora più fluido  dopo l’isolamento dei corpi scala, grazie all’incisione della saldatura muraria, spazio mobile che si tende tra i due angoli verso l’esterno (lo sviluppo libero di circa sessanta metri è controventato da una struttura a vista), le sale espositive si ampliano sulle due ali, in successione verticale dal primo al terzo piano: la ripetizione esalta la funzione e imprime in modo duraturo l’eccezionalità dell’evento.

All’inaugurazione nel ’42 era pronto solo l’ingresso dal lato sud attraverso la corte, quello sul fronte principale, dove l’architetto aveva disegnato l’esedra a completamento di quella d’ingresso agli scavi, non sarà mai realizzato: l’intenzione di rendere la facciata il fondale dell’area archeologica viene mortificata dalla vicenda edilizia che è ancora sotto gli occhi. Ma è da quel disegno che occorre ripartire adeguandolo alle nuove esigenze e realizzando una effettiva e moderna compenetrazione funzionale. Agganciati ai due blocchetti di testata che consolidano il taglio delle cortine sul corso, i due bracci sono in quota con l’attuale ingresso e col seminterrato; il seminterrato, completamente liberato dal piano inclinato della coppia di rampe carrabili (con cui è assicurato l’ordinato flusso, in arrivo e in partenza, dei visitatori) diventa il nuovo piano d’ingresso. Al centro dell’ampio movimento circolare il sottopasso che risale con un’altra tenaglia all’ingresso degli scavi.