Ricostruzione delle torri di via Stadera a Napoli, 1981

 

 

con Giancarlo Buontempo e Antonio Lavaggi

L’unico realizzato dei tre progetti di ricostruzione nel centro urbano, le tre torri, esattamente ruotate, bloccate a terra dai grandi telai di cemento che incorniciano le facciate di tufo (altro omaggio all’esempio romano) e il brulichio dei balconi e delle persiane, costituiscono ancora un elemento d’ordine per chi arriva in treno. In sostituzione di quelle troppo esili del quartiere postbellico – una incongruità tipologica tragicamente sottolineata dal terremoto -, il progetto riprende lo schema più proprio a quattro appartamenti, correggendone la claustrofobia con l’inserimento di una loggia di piano che apre la scala centrale. Già private, nella realizzazione, dell’enfasi dei grandi pannelli solari, l’eliminazione della loggia comune (consentita ogni tre piani!) è stata la rinuncia più grave: senza l’elemento più vitale del progetto si è riproposto l’incubo di un caseggiato popolare ad alta densità con scala chiusa e separata.