Ricostruzione dell’isolato di via Rosaroll a Napoli, 1981

 

 

con Giancarlo Buontempo e Antonio Lavaggi

L’isolato fu aggiunto nell’ottocento per completare il filo stradale di via Rosaroll di fronte alla cinta muraria aragonese. Demolito sul lato di via Foria, la ricostruzione doveva risolvere il problema di inserire nella misura di un blocco ottocentesco l’alta  densità e eterogeneità delle funzioni richieste (tra cui un asilo), soluzione consentita dall’innesto di un blocco moderno (intensivo) celato  sulla strada principale. Il problema di rappresentare la nuova densità  è risolto sui fronti principali accoppiando i piani con uno schema che ripropone la sequenza verticale dell’edificio originario (tre piani sulla facciata di via Foria), mentre  la complessità del progetto moderno si articola nella sezione trasversale, tra via Rosaroll e vico Colonne, dove l’edificio rivela il suo meccanismo interno - ma il montaggio degli elementi è svolto sempre secondo una sequenza allusiva della realtà del palazzo napoletano: il percorso androne–scala–cortile, la grande scala del “vuoto”,  la crescita “spontanea” dei ballatoi aggettanti. Su via Rosaroll la facciata interrompe la sua continuità e scopre il cilindro della scala, trattato come reperto che rinvia alla murazione sul fronte opposto;  nel vicolo la facciata si interrompe  contro l’ala del blocco “moderno”, trattato come campione di edilizia popolare, tagliato a ponte sul vuoto che apre l’affaccio dell’asilo. Tagli e caratteristiche distributive variano naturalmente da un blocco all’altro, secondo l’articolazione volumetrica, per cui l’organizzazione degli alloggi è nettamente differenziata tra quelli di testa, ordinati sulle diagonali interne tipiche del blocco ottocentesco, e il tassello “razionalista” di completamento di vico Colonne.

Studi Architettonici